Riparto da 309, il numero delle vittime del terremoto dell’Aquila. Cuore di pietre è il nome che ho scelto per questo blog, perché tale ho sentito il mio cuore nel corso delle udienze del processo di appello ai componenti della Commissione Grandi Rischi, che terminerà con la sentenza di lunedì 10 novembre, condannati in prima istanza a sei anni di reclusione per aver “disastrosamente rassicurato” gli aquilani, nella riunione del 30 marzo 2009, sei giorni prima di quella notte. Cuore di pietre, come quelle che ci sono cadute addosso, quelle alle quali noi sopravvissuti siamo scampati. Quelle alle quali 309 non sono sopravvissuti. E il mio cuore, a quelle udienze, si fa di pietra perché io conosco la verità: so che quella notte sono rimasta in casa perché ero stata tranquillizzata. Io, come tanti. Io so cosa è accaduto. E dopo, mesi dopo, ho saputo anche perché è accaduto. Ho saputo che, su precisa richiesta di Guido Bertolaso, i luminari della scienza hanno deciso di affrontare con la massima superficialità il dramma che da mesi affliggeva noi aquilani. Hanno inteso rassicurare lì dove nessuno poteva farlo. Non valutando la portata degli eventi, superficialmente affrontando una situazione delicatissima. Non valutando il peso delle loro parole. Non è, questo, un processo alla scienza, come molti, salvo alcune rare eccezioni, vogliono far credere ai più. No, è un processo agli uomini che hanno adottato un comportamento sbagliato e pernicioso. Non è, banalmente, una condanna perché non si è stati in grado di prevedere un terremoto. Un terremoto non si può prevedere, ma non si può neanche escludere, in presenza di uno sciame sismico perdurante da mesi. E non si può neanche scaricare la colpa sull’errata percezione delle risultanze di una riunione fantasma, ché, se la percezione assunta dai mezzi di informazione è errata, va assolutamente rettificata. Cosa mai avvenuta. Cosa che gli scienziati non hanno fatto. Pilatescamente lavandosene le mani. E ora sono lì i sette imputati, a pochi passi da me, uomini anche loro, con le loro debolezze, le loro paure, a rispondere della loro leggerezza. Uomini, anche noi, a pochi passi da loro, e da loro separati solo dal muro di avvocati, a ripercorrere tutte le fasi di quei drammatici giorni. Rievocazioni che a noi fanno male, come pietre, e che lasciano loro indifferenti, addirittura arroganti, nelle requisitorie a volte estreme dei loro difensori. Arroganti, alcuni degli imputati, con il loro atteggiamento. Arroganti, di fronte alla morte. Uomini contro uomini, nella tragedia che ci accomuna. In attesa della sentenza che possa dare ragione alla verità. La verità che noi aquilani già conosciamo.
Riparto da qui…
Riparto da cinque, anzi, cinque e mezzo. Tanti sono gli anni trascorsi da quella notte del 6 aprile 2009, quando un terremoto devastante distrusse vite, pietre, storia, anime. Il terremoto dell’Aquila. Eccomi, a raccontare, attraverso me, come questi anni hanno cambiato il corso delle nostre vite, gli orizzonti, le aspettative, il futuro. Una città da ricostruire e tante vite ad essa legate. Ho raccontato, nel blog Miss Kappa, il periodo dell’emergenza e il risveglio degli aquilani, dopo la tragedia. Poi, mi son fermata: troppo dolore, troppe speranze tradite, troppe delusioni. E la fatica del quotidiano. E la stasi, l’immobilità di una città morente con i cittadini sempre più rassegnati. Riparto ora, scrivendo come ho sempre fatto, di getto: sensazioni, emozioni, vita. La mia, la nostra. E cuore di pietre sta per le pietre della mia città, quelle che parlano della nostra storia, quelle che dobbiamo ricostruire, per la roccia sulla quale è edificata e che è il suolo che calpestiamo. Per la grande pietra per eccellenza, quella all’ombra della quale viviamo. Per il mio cuore che, a volte, mi sembra duro come una pietra. Una pietra che vi regalo.Contatore visite
Un abbraccio Anna
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grazie davvero per aver letto anche nel mio cuore,è come se fossi in me,,che non posso avere un cuore di pietra,non posso, non voglio ma è difficilissimo.Ti voglio bene Anna
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Grazie!Hai fatto un lavoro splendido…dove tutto e’tragico,amaro,reale e coinvolgente.Grazie per questa,certamente faticosa e dolorosa ricostruzione che ci hai regalato.Nonpossiamo che esservi vicini e caricarci di una minima parte della vostra,pur fiduciosa, ma attiva disperazione!Ciao.
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Bentornata
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Grazie di queste parole. Grazie per questo sforzo di capire, di contenere l’indicibile entro i cancelli della riflessione e del ragionamento. Le parole non basteranno a curare i lutti, ma restituiranno senso al vivere, nella nuova dimensione a cui noi siamo stati destinati.
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